«Lo stile raggista mira alle forme spaziali, che possono derivare dall’intersecazione dei raggi emessi dai vari oggetti, quali vengono rilevate dalla volontà dell’artista […] Il raggio viene convenzionalmente raffigurato in piano con una linea di colore.» [Mikhail Larionov, Manifesto del movimento raggista, 1913] 

Tra il 1912 e il 1914 si sviluppa in Russia un movimento d’avanguardia che si propone come sintesi di Cubismo, Futurismo e Orfismo: il Raggismo. Nel manifesto teorico Lucism (1913), Mikhail Larionov e Natalja Gončarova ridefiniscono lo spazio pittorico come un campo di luce in movimento, che attraversa la tela colpendo gli oggetti con effetti di interferenza, riflessione, rifrazione e scomposizione nei colori primari. Questo campo é reso tramite raggi di luce colorati, con i quali i due artisti costruiscono le loro opere e da cui deriva il nome del movimento stesso.

Larionov tenta di sintetizzare il dinamismo futurista (il movimento é in effetti un’evoluzione del Futurismo russo, a sua volta influenzato da quello italiano) con il cromatismo fauve, gli studi su luce e colore dell’Orfismo e gli studi di Kandinskij. Se in un primo momento lo stile geometrizzante risente ancora dell’influenza cubista, l’incontro con Marinetti a Mosca nel 1910 guida l’artista allo studio della dinamica che porterà alla comparsa dei raggi.

Da subito più vicina alle idee futuriste della velocità intesa come sintesi di corpo e spazio, la Gončarova rielabora temi tipici del folklore russo nel rispetto dell’impostazione scientifica alla base del movimento, realizzando opere in cui gli oggetti si percepiscono dai raggi luminosi che riflettono, secondo le leggi della fisica della luce.

Ben presto la ricerca dei due artisti porta all’abbandono della figurazione nella rappresentazione degli oggetti a favore dell’astrazione, di cui il movimento, fornito di rigorose basi teoriche, rappresenta una delle prime espressioni artistiche in assoluto.

Nonostante l’influenza nella formazione di numerose personalità di rilievo dell’avanguardia russa, il Raggismo non ha una grande diffusione al di fuori delle opere di Larionov e Gončarova, tanto che già a partire dal 1914 l’esperienza del movimento può dirsi conclusa, con i due artisti che rivolgono il loro interesse alla scenografia teatrale, alla quale si dedicheranno con passione e alla quale daranno il loro maggiore contributo.

Fonti:

  1. L. Parmesani, L’arte del XX secolo e oltre. Movimenti, teorie, scuole e tendenze. Skira Editore, Milano, 2012, p. 31.
  2. Il Novecento. Avanguardie. Collana “I Secoli dell’Arte”. Mondadori Electa, Milano, 2005, p. 78.
  3. https://www.treccani.it/enciclopedia/raggismo/
  4. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Raggismo

«L’arte non è uno specchio cui riflettere il mondo, ma un martello con cui scolpirlo.» [Vladimir Majakovskij] 

Tra la fine dell’epoca zarista e l’inizio dell’era sovietica la società russa, attenta alle novità emergenti dei linguaggi artistici europei grazie ai contatti con l’ambiente parigino di intellettuali e artisti del calibro di Majakovskij, Malevič, Kandinskij, Taitlin e Chagall, è attraversata da una profonda spinta modernista che mette in crisi l’ormai antiquato regime imperiale.

È questo un periodo di grande fermento artistico e culturale che porta il paese a collocarsi a pieno titolo all’interno della ricerca artistica internazionale, con la nascita di tre importanti avanguardie storiche: il Raggismo di Mikhail Larionov e Natalja Gončarova, il Suprematismo di Kazimir Malevič e il Costruttivismo di Vladimir Tatlin e Aleksandr Rodčenko.

Il primo, sotto l’influenza del Futurismo italiano, ricostruisce la superficie pittorica come fasci di luce in movimento che interagiscono e si scompongono nel rispetto delle leggi fisiche dell’interferenza e del prisma ottico. Il secondo azzera completamente la rappresentazione in favore della pittura pura, dove emerge solo la sensibilità dell’artista. Il terzo, muovendo da riflessioni sul ruolo dell’arte nell’ambito del progetto rivoluzionario, ridefinisce l’arte stessa come funzionale e strumentale alla riuscita della Rivoluzione, da cui la necessità di essere utile alla società.

Dopo una stagione d’oro collocata tra la Rivoluzione del 1917 e l’inizio degli anni ‘30, le avanguardie russe vanno quindi progressivamente esaurendo la loro spinta propulsiva a favore di un ritorno all’ordine, sperimentato in quegli anni in forme analoghe anche in altri paesi come l’Italia, rappresentato artisticamente dal figurativismo tipico del realismo socialista del periodo staliniano.

Fonti:

  1. L. Parmesani, L’arte del XX secolo e oltre. Movimenti, teorie, scuole e tendenze. Skira Editore, Milano, 2012, pp. 30-32.
  2. https://it.m.wikipedia.org/wiki/Avanguardie_artistiche_in_Unione_Sovietica