Con lo scoppio del primo conflitto mondiale, la morte di Boccioni e Sant’Elia nel 1916 e l’abbandono del movimento da parte di Carrà e Severini, che rivolgono la loro attenzione alla pittura cubista, l’esperienza del Primo Futurismo può dirsi conclusa.
Dopo la guerra il movimento risorge a Roma per opera di Marinetti, Balla e Fortunato Depero. Tratto distintivo di quello che viene comunemente chiamato Secondo Futurismo è l’attenuazione dell’elemento dinamico e del mito della velocità a favore di elementi di carattere decorativo.
Tra il 1918 e il 1928 il movimento è vicino al Post-cubismo e al Costruttivismo russo, mentre tra il 1929 e il 1939 si avvicina al Surrealismo. Partecipano a questa nuova fase del Futurismo artisti come Enrico Prampolini, Primo Conti, Gerardo Dottori, Giulio Evola, Fillia, Mario Sironi, Ottone Rosai e Ardengo Soffici.
Dal punto di vista politico il movimento nella sua prima fase è vicino sia alle ideologie più guerrafondaie e interventiste (ricordiamo l’esaltazione del patriottismo e del militarismo nel Manifesto del 1909) che al movimento anarchico, tanto da parlare addirittura di anarco-futurismo. Nella seconda fase il movimento è legato apertamente al regime fascista, di cui abbraccia retorica e stile comunicativo. Rimane comunque presente un’ala di futuristi di sinistra, legata all’anarchismo e al bolscevismo che, seppur numericamente irrilevamente, non si identifica nella leadership di Marinetti politicamente aderente al regime mussoliniano.